Voglio condividere con voi alcuni pensieri che ho avuto in questi giorni. Si trata di pensieri scaturiti nella tristezza di vedere come bruciava la Sierra de Mijas, luogo nel quale mi reco spesso per fare trekking
Non sono però pensieri pessimisti: nonostante la rabbia e l’impotenza che provo anch’io nel contemplare il danno che possono fare alcune persone senza cuore, non perdo la speranza e, «adattando» il proverbio, affermo che «finché c’è speranza, c’è vita».
Forse conosci anche tu una leggenda della cultura Guarani (Paraguay).
La leggenda del colibrì
Un giorno ci fu un enorme incendio, un terribile incendio nella giungla e tutti gli animali fuggirono terrorizzati.
Dicono che, all’improvviso, il giaguaro abbia visto il colibrì passare sopra la sua testa… nella direzione opposta: si stava dirigendo verso il fuoco.
Il giaguaro fu sorpreso, ma non si fermò. Dopo poco lo vide passare di nuovo, questa volta nella sua stessa direzione.
Osservò questo andirivieni ripetutamente, finché decise di chiedere all’uccellino le ragioni di un comportamento così bizzarro:
«Cosa stai facendo colibrì?» chiese.
«Vado al lago», rispose l’uccello, «là prendo l’acqua con il becco e la getto sul fuoco per spegnere l’incendio».
Il giaguaro sorrise. -Sei pazzo? -Gli disse-. Speri di riuscire a spegnerlo da solo con il tuo beccuccio?
—No, lo so che non posso farcela da solo, però questa foresta è la mia casa… Mi nutre, ospita me e la mia famiglia; Gliene sono grato e la aiuto a crescere impollinando i suoi fiori. Io sono parte di questa foresta e lei fa parte di me. So che non posso spegnerlo da soli, ma devo fare la mia parte.
«Quindi vado a fare la mia parte…» rispose l’uccellino, partendo per prendere altra acqua dal lago.
Una versione di questa leggenda aggiunge: «In quel momento, gli spiriti della giungla che ascoltarono il colibrì, furono commossi dall’uccellino e dalla sua devozione alla foresta e chiesero a Dio di mandare la pioggia e il miracolo fu compiuto, cadde una pioggia. pioggia così generosa da mettere fine al fuoco”.
All’inizio di questo articolo, ho affermato che la mia non sarebbe stata una riflessione pessimistica.
Non sono pessimista, perché ogni giorno vedo che nel mondo c’è più bene che male, nonostante sia il male a occupare le prime pagine dei giornali
Ringrazio i piccoli colibrì che si impegnano e aiutano, semplicemente perché è nella loro natura.
Non cercano ricompense e danno più di quello che possono: e sulla loro parte possiamo sempre contare.
Questi uccellini non si lamentano né incolpano: fanno solo la loro parte, la loro piccola immensa parte.
A volte pensano di gettare la spugna, ma non lo fanno, sentono che manca loro la forza ma la trovano, sono tristi ma sanno sorridere.
Uccelli insignificanti con ali d’angelo e cuore di leone, attraversano il cielo della speranza e dell’amore.
Sono uccelli bellissimi, eppure spesso si travestono per passare inosservati, poiché sono umili.
Sembrano infermieri, insegnanti, muratori, autisti di autobus, avvocati, assistenti sociali, psicologi, idraulici, ma sono dei piccoli colibrì.
Esatto: sono colibrì e te ne accorgi subito dal modo in cui ti guardano, ti trattano, in cuii sono.
Se anche tu senti un colibrì nascosto nel profondo della tua anima, fallo uscire e ti sentirai meglio.
Non temere, anima di colibrì, non temere: sii luce, per vincere le tenebre.
Vedo sempre più colibrì in questo mondo: i media non ne parlano, ma il loro numero cresce giorno dopo giorno.
Io chiamo questi colibrì «gli eredi», perché anche se non lo sanno, erediteranno la terra. Grazie, grazie, e grazie.